La recente performance da leone agli Australian Open rischia di rimanere macchiata dalle accuse di aver infranto le regole: Novak Djokovic sta convivendo con un problema muscolare – una condizione medica che rende la sua corsa verso le fasi finali del prestigioso torneo ancora più notevole – ma una apparente furberia potrebbe vanificare tutti gli sforzi dell’asso serbo.
I sospetti si accendono nell’esatto momento in cui gli occhi elettronici delle telecamere hanno ripreso un Djokovic insolitamente concentrato nella lettura dell’etichetta di una bottiglietta d’acqua. Ebbene, l’accusa è legata al fatto che l’ex numero uno al mondo e il suo team abbiano infranto le regole del torneo, che regolano quando e dove i giocatori possono ricevere dei consigli da parte del coach.

Djokovic avrebbe quindi ricevuto illegalmente, secondo le regole del torneo, una serie di consigli coincidenti con la rimonta sul suo avversario. Djokovic ha consultato i bigliettini con la soluzione per risolvere un problema altrimenti impossibile?
Difficile dirlo con certezza.
È curioso però scoprire che una serie di accuse sono invece collegate al contenuto della bottiglia. In particolare, questa tesi é costruite sulle immagini risalenti al Paris Masters dello scorso novembre, quando un fisioterapista viene sorpreso nel preparare una bevanda misteriosa mentre il suo assistente cerca di coprire il tutto piazzandosi davanti alle telecamere.

Tuttavia, queste ultime accuse sono state bollate come vuote cospirazioni, visto che nessuno sarebbe così sfacciato da consumare sostanze vietate in bella vista – senza poi contare che eventuali test per il doping finirebbero per sporcare in eterno l’immagine del campione serbo.
Ad ogni modo, rimane il nodo legato all’etichetta, a prescindere dagli eventuali suggerimenti scritti o dal copyright sul prodotto che ne vieta la diffusione a mezzo pubblicitario (obbligando il consumatore a coprirne il brand).
E che tu ci creda o meno, il tema delle etichette ti riguarda da vicino – senza scomodare l’intero mondo del tennis. Perché il mondo delle acque minerali in bottiglia è tutt’altro che limpido. Ad esempio, i Carabinieri del Nas di Roma, nell’ambito di un più ampio servizio di controllo della filiera distributiva delle acque minerali nella Capitale e nella provincia, hanno effettuato una verifica presso la piattaforma logistica di distribuzione alimentare di un noto gruppo di supermercati, sottoponendo a sequestro amministrativo, per etichettatura irregolare, 356.798 bottiglie di acqua minerale riconducibili a due noti marchi. E come dimenticare quando CocaCola ha dovuto ammettere che nelle sue bottiglie di acqua minerale Dasani – commercializzate in Inghilterra – non c’era altro che acqua prelevata dall’acquedotto pubblico della contea del Kent e venduta a un prezzo 3.166 volte più elevato? Una truffa e una figuraccia mondiale. Ma è un’altra la vera notizia: l’acqua prelevata dall’acquedotto è stata addizionata con bromato, una sostanza cancerogena, e quindi clamorosamente ritirata dal mercato. Tuttavia, lo scandalo che ha generato più clamore è quello portato avanti da Report su Rai3. Report ha selezionato 32 marche di acque minerali e ha fatto analizzare i loro prodotti dal British Geological Survey. La scoperta è che non tutte le sostanze contenute nell’acqua che beviamo sono indicate in etichetta. E questo perché, a detta dei produttori, non ci sarebbe “spazio” a sufficienza per riportare queste informazioni preziose. Ed è molto strano, visto che trovano lo “spazio” per indicare lo 0% di grassi.
Altrettanto strano é il fatto che, con un’alta presenza di fluoro, dovremmo trovare scritto nell’etichetta che è un’acqua non consigliata per l’infanzia. Ma c’è dell’altro.
Come sostiene il professore Benedetto De Vivo – docente di geochimica presso l’Università Federico II di Napoli – le etichette andrebbero cambiate perché non viene indicata la presenza di arsenico, cadmio, uranio, e tanti altri elementi della tavola periodica indicati come cancerogeni dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro).
Al contrario, le acque di rete hanno soglie di tolleranza più severe per alcune sostanze che non possono essere presenti in quantità eccessive, come ad esempio il manganese. Il patto è che le tubature che portano l’acqua fino al rubinetto non siano obsolete e siano in condizioni tali da non rilasciare sostanze indesiderate come il piombo: indispensabile quindi accertarsi che l’impianto di casa o del palazzo sia sempre in buono stato.
Ecco perché abbiamo pensato ad un’intera linea domestica di filtrazione dell’acqua, così da permetterti di ottenere acqua pura e decontaminata direttamente dal rubinetto di casa, senza sforzi.
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Un impianto di depurazione domestica ad osmosi inversa annulla l’eventuale presenza di residui di calcare e di cloro. Così, oltre a proteggere la tua salute, potrai dire addio per sempre all’acqua in bottiglia e a tutti i fastidi che ne scaturiscono: fila al supermercato, peso da trasportare, spazio sacrificato… E in definitiva risparmierai, sfruttando al 100% l’acqua che già paghi (e non più al 60% come oggi… infatti, nelle voci di bolletta, troverai il tuo contributo obbligatorio alle riparazioni e alla depurazione che dovrebbe essere garantita per legge, generando un 40% di perdita ogni singolo anno).
Inoltre non dovrai mai più preoccuparti dell’approvvigionamento.

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A presto,
lo staff Aquamea