La Plastic Tax slitta ancora e la sua applicazione è prevista per il 2023: cosa stiamo aspettando?

Una Nota del Consiglio dei Ministri porta al rinvio delle plastic e sugar tax al 2023, escludendole dal Documento programmatico di bilancio del 2022.

Il Documento programmatico di bilancio approvato dal Consiglio dei Ministri ha prorogato di un ulteriore anno l’entrata in vigore della Plastic tax e della Sugar tax. La decisione del Governo ha suscitato reazioni opposte: da un lato la soddisfazione di imprese, associazioni di categoria e sindacati, dall’altro la delusione di realtà quali Greenpeace e Legambiente, convinti che l’ennesima proroga rappresenti un ostacolo alla transizione ecologica.

Molto dura la presa di posizione di Rosalba Giugni, Presidente di Marevivo Onlus: “Ancora un rinvio ingiustificato per l’entrata in vigore della Plastic Tax nazionale, la tassa sui manufatti in plastica con singolo impiego, noti come Macsi. Nella nota che segue l’approvazione del ‘Documento programmatico di bilancio’ da parte del Consiglio dei Ministri è stato annunciato lo slittamento al 2023. L’imposta sul consumo della plastica monouso, che doveva inizialmente entrare in vigore nell’estate 2020 e rinviata per la pandemia, sarebbe finalmente dovuta partire il 1 gennaio 2022, con l’obiettivo di ridurre l’utilizzo di prodotti di plastica e, conseguentemente, di portare a un calo progressivo della produzione della stessa, incentivando le aziende produttrici a convertire la produzione in altro. Questo rinvio avviene nonostante le dichiarazioni dell’Italia in sede G20 e COP 26 sull’importanza della fiscalità ambientale per guidare la decarbonizzazione”, spiega la nota.

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L’inquinamento da plastica è una emergenza planetaria che va affrontata con misure adeguate. Marevivo, da quasi 40 anni, lotta contro questo enorme problema ed è tra i promotori del disegno di legge Salvamare, presentato nel 2018 dal Ministro dell’Ambiente, seguendone l’iter tra Camera e Senato e ancora alla Camera, fino allo scorso novembre, con il lancio di un appello al Parlamento, insieme all’intero mondo del Mare, affinché diventasse legge entro il 2021. Questi interventi non hanno avuto successo per un problema di conformità che ha rinviato, ancora una volta, l’approvazione di una legge che ha l’apparente consenso di tutti e che ci chiede anche l’Europa. Veder posticipare ancora una volta la Plastic Tax al 2023 e la Legge Salvamare in discussione alla Camera in terza lettura ci sconforta: sono due provvedimenti che sarebbero andati nella direzione giusta per cercare di frenare l’inquinamento da plastica. Non ci basta sapere che l’equivalente di un camion di rifiuti finisce in mare ogni minuto? Non ci basta assistere alla morte di milioni di animali e all’impoverimento degli ecosistemi e riscontrare che la plastica è nel cibo degli alimenti che mangiamo, nell’acqua che beviamo, nell’aria che respiriamo, nel sale che usiamo? Non ci basta aver trovato microplastiche perfino nei tessuti della placenta delle donne? Recenti studi scientifici mostrano come la plastica entri nell’atmosfera e arrivi sulla terra nelle precipitazioni piovose e nevose, rappresentando una minaccia per l’ambiente e la salute umana. Non abbiamo più tempo. Cosa stiamo ancora aspettando?

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Ecco: cosa stiamo ancora aspettando? Se da una parte i governi giocano a ping-pong per far slittare le normative, un valido contributo nella lotta alla plastica è rappresentato da una scelta precisa: smettere di comprare l’acqua in bottiglia.

Oltre alla salvaguardia dell’ambiente, una scelta simile permette di risparmiare tempo e sforzi inutili.

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