Come riporta Wise Society – People for a sustainable future, la presenza della plastica sul Pianeta è talmente smisurata che una nuova era geologica potrebbe persino portare il suo nome.
C’è così tanta plastica nel mondo, nelle acque e nei sedimenti rocciosi, che la nostra era geologica potrebbe passare alla storia come Plasticene. Una vera e propria era della plastica, considerato che proprio questo materiale è sempre più preponderante sulla Terra e per la prima volta un’era geologica passerebbe alla storia non più per le tracce naturali, ma per quelle “prodotte”.

Plasticene, l’era geologica dominata dalla plastica
Dai 15 milioni di tonnellate all’anno nel 1964 agli oltre 400 milioni di tonnellate di oggi. Purtroppo, in media, soltanto il 3% della plastica viene realmente riciclata.
I numeri sono allarmanti, soprattutto perché si stima che saranno prodotti altri 33 miliardi di tonnellate di nuove plastiche. E se a questo aggiungessimo il fatto che una semplice bottiglia di plastica “usa e getta” possa impiegare fino a 450 anni prima di degradarsi una volta dispersa nell’ambiente, si capisce molto bene la portata del problema. Oltretutto, più di 150 milioni di tonnellate si trovano già negli oceani: il numero cresce di 10 milioni l’anno.
Le caratteristiche che hanno reso la plastica così diffusa sono le stesse che ne fanno un elemento così inquinante. La plastica non è solubile in acqua e con il tempo tende a disgregarsi in particelle sempre più fini, dette microplastiche o nanoplastiche: questi frammenti inquinanti sono stati ritrovati in varie forme, dimensioni, composizioni chimiche e concentrazioni in tutti gli ambienti marini (tanto da dar vita a un nuovo sistema marino detto, appunto, Plastisfera), agricoli, nell’atmosfera, nel cibo che consumiamo e nell’acqua potabile.

Ma non è tutto: si depositano su piante, insetti, animali e uomo: l’Università di Newcastle ha rilevato che ogni persona potrebbe ingerire mediamente 5 grammi di plastica a settimana. Senza contare, poi, che un recente studio italiano ha trovato tracce di microplastica nella placenta umana. La notizia ha fatto sobbalzare sulla sedia molte persone, anche se c’erano tutti i presupposti per aspettarselo.
A documentarla è stato un gruppo di ricercatori italiani, medici e biologi dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e dell’Università Politecnica delle Marche. C’è la loro firma in calce allo studio pubblicato sulla rivista Environment International.
Così afferma Antonio Ragusa, direttore dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia del Fatebenefratelli e primo autore dello studio:
Con la presenza di plastica nel corpo, viene turbato il sistema immunitario che riconosce come parte dell’organismo anche ciò che non è organico. È come avere un bambino non più composto soltanto da cellule umane, ma misto tra entità biologica e entità inorganiche.
I rischi sconosciuti della plastica sulla salute
Anche se gli scienziati hanno già identificato vari modi in cui micro e nanoplastiche potrebbero interagire in modo negativo con la salute, oggi le implicazioni per la salute umana e l’ambiente derivanti dalla diffusione delle microplastiche e delle nanoplastiche non sono ancora del tutto conosciute.

Ad esempio, è stato ipotizzato che alcuni di questi frammenti possano agire come interferenti endocrini se presenti oltre una certa concentrazione. E per finire, varie ricerche determinano con maggiore precisione quali siano i profili di rischio connessi a una costante esposizione alle micro e alle nanoplastiche.
Ecco perché il grido d’allarme – che trova voce nel rapporto tra plastiche e salute – del comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi va accolto a braccia aperte.
Il documento, oltre a colmare l’assenza di ricerche sulla possibile tossicità di questi materiali, punta a sottolineare un rapporto molto diverso tra il progresso e il benessere delle società e gli ecosistemi.
Non si può più rimandare una seria conversazione pubblica capace di coinvolgere sia i decisori politici sia i singoli cittadini: la conversazione deve partire dal problema della plastica e del ciclo dei rifiuti, per arrivare alle misure necessarie per rimediare ai danni ambientali già causati.
Combattere la plastica è un dovere etico
Nel documento Uscire dal Plasticene. Parere del Comitato Etico a favore di un’economia circolare delle plastiche a difesa dell’ambiente e della salute, viene ribadito come fermare l’inquinamento da plastica risulti innanzitutto un dovere etico dal quale nessuno è esente.
L’obiettivo del documento, articolato in 4 parti, è portare istituzioni, scienziati, aziende e decisori vari a impegnarsi per colmare tutte le lacune sulla conoscenza degli effetti che i rifiuti plastici possono avere sulla salute umana così da mettere in piedi un piano d’azione per limitarne la diffusione.

Il problema principale delle nanoplastiche è la loro azione idrofoba: per questo motivo non vengono intaccate dall’acqua e al contrario riescono ad assorbire una grande varietà di sostanze dannose.
Le nanoplastiche – come le microplastiche – rappresentano delle piccole “bombe ad orologeria” che, a seguito di un gesto apparentemente innocuo come bere un bicchiere d’acqua, possono creare problemi a persone di ogni sesso ed età. Infatti, con la stessa facilità con cui si depositano al suolo, queste sostanze indesiderate finiscono negli acquedotti e di conseguenza, resistendo all’azione sanificante del cloro, dentro le abitazioni.
L’aspetto più allarmante è che non si conoscono ancora perfettamente tutti i rischi legati all’assunzione di nanoplastiche, e in questo modo si continuano a ingerire sostanze dannose senza la giusta comprensione dei danni.
L’unico modo per essere totalmente sicuri di avere un’acqua pura e decontaminata al 100% è quello di ricorrere a depuratori domestici che filtrano le nanoplastiche in maniera efficace attraverso il processo dell’osmosi inversa.

La tecnologia ad osmosi inversa elimina la presenza di nanoplastiche. Così, oltre a proteggere la tua salute, potrai dire addio per sempre all’acqua nelle bottiglie di plastica.
E in definitiva risparmierai… perché l’acqua del rubinetto è pressoché infinita e non dovrai mai più preoccuparti dell’approvvigionamento.

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