Il comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi alza la voce: “Basta rimandare il tema plastica!”

Come riporta Wise Society – People for a sustainable future, la presenza della plastica sul Pianeta è talmente smisurata che una nuova era geologica potrebbe persino portare il suo nome.

C’è così tanta plastica nel mondo, nelle acque e nei sedimenti rocciosi, che la nostra era geologica potrebbe passare alla storia come Plasticene. Una vera e propria era della plastica, considerato che proprio questo materiale è sempre più preponderante sulla Terra e per la prima volta un’era geologica passerebbe alla storia non più per le tracce naturali, ma per quelle “prodotte”.

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Plasticene, l’era geologica dominata dalla plastica

Dai 15 milioni di tonnellate all’anno nel 1964 agli oltre 400 milioni di tonnellate di oggi. Purtroppo, in media, soltanto il 3% della plastica viene realmente riciclata.

I numeri sono allarmanti, soprattutto perché si stima che saranno prodotti altri 33 miliardi di tonnellate di nuove plastiche. E se a questo aggiungessimo il fatto che una semplice bottiglia di plastica “usa e getta” possa impiegare fino a 450 anni prima di degradarsi una volta dispersa nell’ambiente, si capisce molto bene la portata del problema. Oltretutto, più di 150 milioni di tonnellate si trovano già negli oceani: il numero cresce di 10 milioni l’anno.

Le caratteristiche che hanno reso la plastica così diffusa sono le stesse che ne fanno un elemento così inquinante. La plastica non è solubile in acqua e con il tempo tende a disgregarsi in particelle sempre più fini, dette microplastiche o nanoplastiche: questi frammenti inquinanti sono stati ritrovati in varie forme, dimensioni, composizioni chimiche e concentrazioni in tutti gli ambienti marini (tanto da dar vita a un nuovo sistema marino detto, appunto, Plastisfera), agricoli, nell’atmosfera, nel cibo che consumiamo e nell’acqua potabile.

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Ma non è tutto: si depositano su piante, insetti, animali e uomo: l’Università di Newcastle ha rilevato che ogni persona potrebbe ingerire mediamente 5 grammi di plastica a settimana. Senza contare, poi, che un recente studio italiano ha trovato tracce di microplastica nella placenta umana. La notizia ha fatto sobbalzare sulla sedia molte persone, anche se c’erano tutti i presupposti per aspettarselo.

A documentarla è stato un gruppo di ricercatori italiani, medici e biologi dell’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e dell’Università Politecnica delle Marche. C’è la loro firma in calce allo studio pubblicato sulla rivista Environment International.

Così afferma Antonio Ragusa, direttore dell’unità operativa complessa di ostetricia e ginecologia del Fatebenefratelli e primo autore dello studio:

Con la presenza di plastica nel corpo, viene turbato il sistema immunitario che riconosce come parte dell’organismo anche ciò che non è organico. È come avere un bambino non più composto soltanto da cellule umane, ma misto tra entità biologica e entità inorganiche.

I rischi sconosciuti della plastica sulla salute

Anche se gli scienziati hanno già identificato vari modi in cui micro e nanoplastiche potrebbero interagire in modo negativo con la salute, oggi le implicazioni per la salute umana e l’ambiente derivanti dalla diffusione delle microplastiche e delle nanoplastiche non sono ancora del tutto conosciute.

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Ad esempio, è stato ipotizzato che alcuni di questi frammenti possano agire come interferenti endocrini se presenti oltre una certa concentrazione. E per finire, varie ricerche determinano con maggiore precisione quali siano i profili di rischio connessi a una costante esposizione alle micro e alle nanoplastiche.

Ecco perché il grido d’allarme – che trova voce nel rapporto tra plastiche e salute – del comitato etico di Fondazione Umberto Veronesi va accolto a braccia aperte.

Il documento, oltre a colmare l’assenza di ricerche sulla possibile tossicità di questi materiali, punta a sottolineare un rapporto molto diverso tra il progresso e il benessere delle società e gli ecosistemi.

Non si può più rimandare una seria conversazione pubblica capace di coinvolgere sia i decisori politici sia i singoli cittadini: la conversazione deve partire dal problema della plastica e del ciclo dei rifiuti, per arrivare alle misure necessarie per rimediare ai danni ambientali già causati.

Combattere la plastica è un dovere etico

Nel documento Uscire dal Plasticene. Parere del Comitato Etico a favore di un’economia circolare delle plastiche a difesa dell’ambiente e della salute, viene ribadito come fermare l’inquinamento da plastica risulti innanzitutto un dovere etico dal quale nessuno è esente.

L’obiettivo del documento, articolato in 4 parti, è portare istituzioni, scienziati, aziende e decisori vari a impegnarsi per colmare tutte le lacune sulla conoscenza degli effetti che i rifiuti plastici possono avere sulla salute umana così da mettere in piedi un piano d’azione per limitarne la diffusione.

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Il problema principale delle nanoplastiche è la loro azione idrofoba: per questo motivo non vengono intaccate dall’acqua e al contrario riescono ad assorbire una grande varietà di sostanze dannose.

Le nanoplastiche – come le microplastiche – rappresentano delle piccole “bombe ad orologeria” che, a seguito di un gesto apparentemente innocuo come bere un bicchiere d’acqua, possono creare problemi a persone di ogni sesso ed età. Infatti, con la stessa facilità con cui si depositano al suolo, queste sostanze indesiderate finiscono negli acquedotti e di conseguenza, resistendo all’azione sanificante del cloro, dentro le abitazioni.

L’aspetto più allarmante è che non si conoscono ancora perfettamente tutti i rischi legati all’assunzione di nanoplastiche, e in questo modo si continuano a ingerire sostanze dannose senza la giusta comprensione dei danni.

L’unico modo per essere totalmente sicuri di avere un’acqua pura e decontaminata al 100% è quello di ricorrere a depuratori domestici che filtrano le nanoplastiche in maniera efficace attraverso il processo dell’osmosi inversa.

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La tecnologia ad osmosi inversa elimina la presenza di nanoplastiche. Così, oltre a proteggere la tua salute, potrai dire addio per sempre all’acqua nelle bottiglie di plastica.

E in definitiva risparmierai… perché l’acqua del rubinetto è pressoché infinita e non dovrai mai più preoccuparti dell’approvvigionamento.

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È sufficiente cliccare su https://www.acquarubinetto.com/ e prenotare una consulenza gratuita per un primo test dell’acqua, proprio come fatto da Daniela e oltre duemila famiglie felici!

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