Amianto nelle tubature dell’acqua, gli ultimi studi scientifici correlano lo sviluppo di tumori

In un recente convegno a San Cesario sul Panaro, in provincia di Modena, durante il quale sono stati affrontati temi importanti come quello delle fibre di amianto nelle tubature dell’acqua in Emilia Romagna. In molti hanno spesso silenziato il problema, nonostante anche gli ultimi studi scientifici dimostrino come anche le fibre ingerite possono causare tumori.

L’evento, organizzato dall’Osservatorio Nazionale Amianto e dalla sezione di Carpi, é stato moderato dal giornalista Giovanni Galeotti: nella sala grande di Villa Boschetti ha diffuso tutti i dati relativi all’incidenza del mesotelioma nel Comune e nella Regione, aggiornati rispetto a quelli forniti dal VII Rapporto ReNaM (che registra i casi di mesotelioma fino al 2018).

“A Modena nel 2021 ci sono stati 23 casi di mesotelioma mentre in Emilia Romagna lo stesso anno sono stati 161 (a Bologna 41)” – ha spiegato il presidente ONA, l’avvocato Ezio Bonanni –.

amianto nell'acqua

Emilia Romagna, mesotelioma: medie quinquennali in salita

“Nella Regione le medie quinquennali sono in aumento: poco meno di 82 casi all’anno tra il 1997-2001; una media di 113 dal 2002 al 2006; quasi 131 tra il 2007 e il 2011; oltre 150 dal 2012 al 2016; poco più di 151 casi all’anno tra il 2017 e il 2021. Nel complesso, dal 1996 a oggi in Emilia-Romagna si contano 3.274 casi di mesotelioma da amianto”.

Quindi, stando ai dati diffusi dall’ONA, l’incidenza epidemiologica in Emilia Romagna è molto alta.

Oltre ai casi già citati di mesotelioma (indice di mortalità del 93% nei 5 anni, con un totale di circa 3045 decessi), dal 1996 si contano 6548 casi di tumore del polmone (indice di mortalità dell’88% nei 5 anni, con un totale di circa 5762 decessi). A questi vanno aggiunti 1200 casi di asbestosi (indice di mortalità del 90% nei 5 anni, con un totale di 1080 decessi), e almeno altri 1000 decessi.

In totale, perciò, nella regione Emilia Romagna le vittime dell’amianto sono state 10.887 in totale. Senza dimenticare tutte le altre malattie correlate come il tumore della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon retto, delle ovaie e del fegato (tra cui il colangiocarcinoma).

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Amianto Killer

L’amianto, purtroppo, è stato utilizzato in maniera esponenziale dal 1950 fino al 1992, anno della sua messa al bando. Il coordinatore dell’ONA ha però posto l’attenzione sulle tubature dell’acqua, ancora per larga parte in amianto. In Emilia Romagna sono 28 gli acquedotti con amianto che servono 134 comuni, e su 453 campioni analizzati 41 sono risultati positivi per la presenza della fibra killer. Numeri che mettono i brividi.

Nel 2014 la stessa ONA segnalava il rischio amianto per la dispersione di fibre nell’acqua potabile in tutti quegli acquedotti costruiti prima dell’entrata in vigore della Legge 257/92. I lavori su 15 km di conduttore – tutte in amianto – sono terminati soltanto nel 2021.

“C’è ancora molto da bonificare – ha dichiarato Bonanni – prima di tutto nelle scuole, negli ospedali e nella rete idrica, ed è per questo motivo che è necessario attuare l’obbligo di protezione dei lavoratori (compresi quelli che lavorano nella ristrutturazione degli acquedotti)”.

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Nuovi studi scientifici lo confermano: l’amianto causa il colangiocarcinoma

Durante l’evento, il professor Giovanni Brandi – Professore associato in Oncologia Medica all’Università di Bologna e responsabile del Programma “Tumori epato-biliari e pancreatici” al Policlinico S. Orsola –

delinea tutte le novità relative agli ultimi studi sul colangiocarcinoma, cioè il tumore delle vie biliari. Le ricerche confermano quello che l’ONA denuncia da tempo: le fibre di amianto ingerite sono estremamente dannose per la salute.

“Rispetto al passato abbiamo dati più solidi per quanto riguarda il ruolo dell’amianto nella genesi dei tumori delle vie biliari. Negli ultimi tempi si è, infatti, riusciti a trovare grandi quantità di fibre di amianto nel fegato. Sia dei pazienti con questo tumore, sia nelle persone sane che vivono in aree altamente esposte. È stato concluso uno studio caso controllo prospettico, che si chiama CARA, che verrà pubblicato nei prossimi mesi. Ha un peso maggiore rispetto agli studi precedenti, perché conferma quanto già evidenziato. C’è anche, a conferma ulteriore dei dati amianto relativi al colangiocarcinoma, uno studio che stiamo pubblicando. Questo dimostra come per una certa tipologia di colangiocarcinoma intraepatico l’amianto è un fattore di rischio più alto. Per quanto riguarda le acque ci sono nel mondo pochi studi aggiuntivi rispetto a quelli degli anni ’90. Che sono stati anche sottaciuti. Riguardando tutti i dati ci si convince, comunque, sempre di più della non innocenza delle fibre di amianto ingerite con le acque”.

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Bonanni: “Eppure c’è ancora chi nega il pericolo delle vecchie tubature”

Dopo le scoperte degli ultimi anni – sostiene Andrea Rossi, coordinatore ONA (sezione di Carpi) – che l’acqua potabile sia contaminata da fibre di amianto è una possibilità molto concreta, visto che ancora molte condotte idriche sono in amianto”.

“Nonostante gli studi del professor Brandi che ha dimostrato il nesso causale – continua Bonanni – c’è ancora chi nega questo pericolo. Le tubature ora vecchie e deteriorate e quindi ancora più pericolose, restano dove sono, provocando l’esposizione degli ignari cittadini”.

Questo significa – per deduzione logica – che persino le sorgenti dove si imbottiglia l’acqua in plastica potrebbero essere contaminate… Solo che, se le fibre di amianto non rientrano tra le sostanze ricercate durante la fase di analisi, nessuno ne rileverà mai le tracce.

Tuttavia…

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