Un ricercatore dell’Empa, Dominik Brunner, ha condotto di recente un interessante studio per capire i livelli di plastica che cadono dal cielo sulla superficie terrestre.

In questi casi si parla di nanoplastiche: sono minuscoli frammenti di plastica, prodotti ovviamente dall’inquinamento, che viaggiano nell’atmosfera per migliaia di chilometri. Anche per più di 2000 km, secondo le stime del ricercatore.
Il ricercatore ha eseguito lo studio analizzando l’effetto della caduta di nanoplastiche sul suolo Svizzero, arrivando alla conclusione che ogni anno sono più di 3000 le tonnellate di nanoplastiche che si depositano sui terreni, dall’area delle pianure urbane fino a quella più remota delle Alpi.
Lo studio sui campioni di neve
Brunner, tramite un particolare metodo chimico per capire la contaminazione dei campioni, ha raccolto i “dati” attraverso uno spettrometro di massa. Per diversi giorni, e sotto varie condizioni meteorologiche, ha rimosso un po’ di neve conservandone i campioni.

Questi ultimi sono stati analizzati in laboratorio per rilevare la presenza di nanoplastiche che, evidentemente, si sono appoggiate al suolo insieme alla neve.
Il grosso della plastica proviene dagli oceani
Fino al 30% delle particelle di plastica presenti nei campioni proveniva da un raggio di 200 km di distanza, in particolare dalle città. Ma nei campioni erano presenti percentuali rilevanti di plastica proveniente dagli oceani tramite gli spruzzi prodotti dalle onde.
Brunner ha calcolato che fino al 10% della plastica presente nei campioni era stata trasportata dal vento e dalle intemperie, probabilmente anche da più di 2000 km di distanza.
In definitiva, le particelle di nanoplastica sono così leggere che quando finiscono nell’aria si comportano quasi come dei gas: possono quindi essere trasportate in tutto il pianeta.

Il problema principale delle nanoplastiche è la loro azione idrofoba: per questo motivo non vengono intaccate dall’acqua e al contrario riescono ad assorbire una grande varietà di sostanze dannose.
Le nanoplastiche – come le microplastiche – rappresentano delle piccole “bombe ad orologeria” che, a seguito di un gesto apparentemente innocuo come bere un bicchiere d’acqua, possono creare problemi a persone di ogni sesso ed età. Infatti, con la stessa facilità con cui si depositano al suolo, queste sostanze indesiderate finiscono negli acquedotti e di conseguenza, resistendo all’azione sanificante del cloro, dentro le abitazioni.
L’aspetto più allarmante è che non si conoscono ancora perfettamente tutti i rischi legati all’assunzione di nanoplastiche, e in questo modo si continuano a ingerire sostanze dannose senza la giusta comprensione dei danni.
L’unico modo per essere totalmente sicuri di avere un’acqua pura e decontaminata al 100% è quello di ricorrere a depuratori domestici che filtrano le nanoplastiche in maniera efficace attraverso il processo dell’osmosi inversa.

La tecnologia ad osmosi inversa elimina la presenza di nanoplastiche. Così, oltre a proteggere la tua salute, potrai dire addio per sempre all’acqua nelle bottiglie di plastica.
E in definitiva risparmierai… perché l’acqua del rubinetto è pressoché infinita e non dovrai mai più preoccuparti dell’approvvigionamento.

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